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Le molte Vite del Bush Sud-africano
Mi chiamo Valeria Margherita Mosca e sono un’antropologa culturale specializzata in etnobotanica, conservazione della fauna e partnership studies. Da anni dedico la mia vita all’osservazione, allo studio e alla tutela degli ecosistemi naturali.
Recentemente ho partecipato a un progetto di conservazione in Sudafrica con Wildlife ACT, l’unica iniziativa di volontariato sul campo ufficialmente sostenuta dal WWF in tutto il continente africano. Il mio lavoro si è concentrato su specie criticamente minacciate, come il licaone (Lycaon pictus) e il rinoceronte nero (Diceros bicornis), utilizzando monitoraggio diretto, telemetria satellitare e prendendo parte a delicate operazioni di de-cornificazione per proteggerli dal bracconaggio.
Il percorso è iniziato nel parco Hluhluwe-iMfolozi, una delle aree protette più antiche dell’Africa, un mosaico di savana alberata e bushveld subtropicale, abitato da elefanti, zebre, rinoceronti, leoni, leopardi, ghepardi, iene e licaoni. La biodiversità del parco si sostiene grazie a cicli naturali ancora intatti, modellati dalle stagioni di pioggia e siccità.
Di notte, il bush prende vita con richiami di iene, ruggiti lontani di leoni e il fruscio degli insetti notturni. Dormendo ogni notte in tenda, mi sono immersa nella natura selvaggia, circondata dai suoi abitanti più vulnerabili e straordinari: uno dei pochi luoghi sulla Terra dove la vera natura selvaggia regna ancora!
Il Bush africano non è solo la terra dei grandi mammiferi. La sua vera vitalità pulsa nelle piccole forme di vita che popolano l’erba alta, i cespugli spinosi e le pozze d’acqua stagionali. Rettili, anfibi, uccelli, insetti e micromammiferi intrecciano un equilibrio invisibile ma essenziale.
Tra sabbia e radure, serpenti e sauri mantengono sotto controllo le popolazioni di piccoli animali; al calare del sole, rane e rospi annunciano la stagione delle piogge. Sopra le chiome, uccelli colorati, predatori alati e minuscoli tessitori animano il cielo, mentre nel sottobosco galaghi, caracal e gatti selvatici si muovono silenziosi.
A reggere tutto, però, sono i più piccoli: insetti impollinatori, termiti e coleotteri che trasformano, fertilizzano e fanno respirare il suolo. Insieme, costruiscono un ecosistema tanto complesso quanto fragile.
Il Bush insegna che la conservazione non riguarda solo gli animali iconici, ma l’intera rete di relazioni che tiene in vita la biodiversità africana.
Ogni giornata iniziava prima dell’alba. Insieme a un’équipe di zoologi e ranger, percorrevamo chilometri di piste sabbiose e radure alla ricerca di segnali radio provenienti dai collari GPS applicati ad alcuni esemplari di licaone e rinoceronte. Il monitoraggio con telemetria è una tecnica essenziale per studiare i movimenti, i territori e i comportamenti sociali di specie elusive o a basso numero. Rilevando la posizione e la frequenza cardiaca degli animali, possiamo valutare il loro stato di salute, stimare il successo riproduttivo e intervenire in caso di rischio o ferimento. Parallelamente osservavamo direttamente i branchi e i nuclei familiari, annotando ogni interazione: posture, segnali olfattivi, comportamenti di caccia e cure parentali. Questi dati costituiscono un archivio biologico indispensabile per sviluppare piani di conservazione basati su evidenze scientifiche.
Tra le attività più delicate cui ho partecipato vi è stata la de-cornificazione dei rinoceronti: un intervento veterinario che prevede la rimozione controllata e indolore del corno per scoraggiare i bracconieri. Il corno, costituito da cheratina, ricresce nel tempo; la sua asportazione preventiva, eseguita sotto anestesia e in condizioni sterili, è attualmente considerata uno degli strumenti più efficaci per ridurre la mortalità dovuta al bracconaggio. Partecipare a queste operazioni, osservando da vicino un'animale iconico e vulnerabile come il rinoceronte nero, è stato emotivamente travolgente: un contatto diretto con la fragilità e la resilienza della vita selvatica.
Dopo l’esperienza nello Hluhluwe-iMfolozi, mi sono spostata nella Manyoni Private Game Reserve, 23.000 ettari di savana e boscaglia nel cuore del KwaZulu-Natal. Nata nel 2005 per accogliere una popolazione fondatrice di rinoceronti neri, è oggi una delle più importanti riserve private del Sudafrica e ospita di nuovo leoni, ghepardi e licaoni: una vera Big Five Reserve.Ma la forza di Manyoni non sta solo nei grandi predatori. La riserva lavora per il ripristino ecologico a tutto tondo, proteggendo anche le forme di vita meno appariscenti - insetti, rettili, piccoli mammiferi e piante autoctone - che tengono in equilibrio l’intero ecosistema.Qui ho capito che la conservazione non è solo un gesto etico, ma una responsabilità scientifica e culturale. Sul campo, la bellezza del Bush si rivela fragile: dietro l’immagine perfetta del safari si nascondono habitat frammentati, specie minacciate e pressioni umane sempre più forti.Vedere non basta più. Bisogna vedere davvero: capire, partecipare, agire. Chi entra nel Bush come turista torna con ricordi e fotografie; chi ci entra come conservatore torna trasformato, con una missione nuova — custodire quella bellezza perché continui a esistere.
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Incontra l'autrice
Valeria Margherita Mosca
Valeria Margherita Mosca è la più importante forager sul panorama italiano, antropologa culturale specializzata in etnobotanica e ambientalista. Laureata in Conservazione dei Beni Antropologici, fonda nel 2010 Wood*ing - wild food lab, il più importante laboratorio di ricerca sull’utilizzo del cibo selvatico per l’alimentazione umana e fucina di progetti per la tutela della biodiversità e la cooperazione con l’ambiente.
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